Wednesday, May 1, 2013

"COME RUBARE LA PASSWORD DI FACEBOOK" : ATTENZIONE, SUL WEB SONO IN AUMENTO I RICATTI A LUCI ROSSE

Ormai è diventata una moda quella di cercare di violare la privacy altrui e così non poteva esimersi da questo nuovo "passatempo" neppure il re dei Social Network, Facebook.
"Come rubare la password" sembra essere diventata una delle domande più frequenti che circolano sul Web: in genere, chi fa questa richiesta si giustifica con una frase come “devo fare uno scherzo a un amico” ma, in realtà, dietro a questa parvenza, potrebbe esserci nascosti moventi molto più pericolosi, come ricatti a luci rosse o stalking.

L’ultima triste storia in ordine di tempo di questo genere ha come protagonista una minorenne di Treviso che ha ingenuamente inviato proprie foto osé al fidanzato tramite Facebook. Quegli scatti sono poi stati rubati dal suo profilo e per lei, purtroppo, sono cominciati i ricatti da parte di sconosciuti del web: “Se non ci invii altre immagini di te nuda mettiamo in rete quelle che abbiamo già”. Per un po’ di tempo, la ragazzina ha ceduto alle minacce, ma poi, grazie all’aiuto dei genitori e dei carabinieri, è arrivata la denuncia per prostituzione, pornografia minorile, tentata estorsione e violenza privata a otto persone, studenti e impiegati di Padova, Treviso, Pomigliano d’Arco (Napoli), Correggio, Firenze, Genova, Cosenza e Palermo. 

Un altro fenomeno del web rischiosissimo è rappresentato da quei "servizi" come "Chatroulette" per esempio dove ci si può collegare in webcam con estranei in qualsiasi parte del mondo in maniera assolutamente casuale (ecco spiegata la “roulette”) con i quali si possono avere scambi sessuali. «La tecnica più comune è questa - ha spiegato Fabiola Treffiletti, funzionario della Polizia Postale del Compartimentio di Milano - una bella ragazza accetta di spogliarsi se anche l’utente dall’altra parte si mostra nudo, e quando questo ci casca gli viene svelato che è stato filmato. Allora scatta il ricatto." 

Le vittime, in molti casi, non denunciano i soprusi per l'imbarazzo che ne deriverebbe. «Preferiscono pagare piuttosto che esporsi – spiega la Treffiletti - ed è un peccato perché parliamo di reati che vanno dall’estorsione alla violazione della privacy, passando per divulgazione di materiale pedopornografico. Tutti reati gravi puniti severamente».

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