Monday, May 6, 2013

POLITICA ITALIANA: E' MORTO IL SENATORE A VITA GIULIO ANDREOTTI

Tra i primi a commentare la notizia sono stati l'ex Dc Cirino Pomicino e il leader dell'UDC, Pierferdinando Casini “Andreotti è stato la politica: ha condensato in sé il bene e il male”.
Giulio Andreotti è morto oggi, all'età di 94 anni, alle 12.25 nella sua casa di Roma.
Proprio mentre sulla capitale era in corso un violento nubifragio, se n'è andata una parte della storia politica e non di questo Paese.
La salute del senatore a vita era da tempo precaria, soprattutto dopo l'ultimo ricovero in clinica per un problema cardio-circolatorio, non così il proverbiale humor che lo contraddistingueva.
Dopo l'ultima dismissione dall'ospedale, infatti, a chi gli chiedeva notizie circa la sua salute così rispondeva “Tutto sommato bene, si invecchia, quindi si campa”.
Secondo fonti vicine al Quirinale, già domani potrebbero essere celebrati i funerali di Stato, anche se c'è da registrare al riguardo che la sua storica segretaria avrebbe precisato all'agenzia Adnkronos “Non ci saranno funerali di Stato né camera ardente, poiché le esequie saranno celebrate nella su parrocchia con gli stretti familiari”.
Su twitter in questi minuti, com'era da immaginarlo, si sono scatenati i commenti degli italiani: molti sono quelli che ironizzano sulla sua veneranda età, altri -come la deputata del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti- scrivono: “è morto Andreotti, il condannato prescritto per mafia”.
Altri ancora ricordano le ombre della sua carriera politica e tutti i misteri che si sarebbe portato nella tomba, da Gladio all'uccisione di Aldo Moro, fino agli anni del terrorismo e delle stragi perpetrate dalla mafia.
C'è infine chi dice di non credere addirittura alla sua morte, visto che pare confermata la notizia che “non ci sarà camera ardente, né funerali di Stato”.
Infine c'è pure chi ne ricorda i tanti soprannomi: “Divo Giulio”, come lo definì il giornalista Mino Pecorelli -ucciso dalla mafia- prendendo spunto da Giulio Cesare, oppure “Zio Giulio”, l'epiteto con il quale sarebbe stato conosciuto dai clan mafiosi, “Belzebù”, com'era chiamato dai socialisti di Craxi, quando lo si voleva distinguere da Licio Gelli (Belfagor), oltre ad altri più disparati come “La Sfinge”, “Molok”, “Il Papa nero”, “La Volpe”, “La vecchia Volpe”.

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