Monday, April 22, 2013

Un film che racconta una terribile malattia, il tumore: "Noi non siamo come James Bond"

Ci sono alcuni argomenti che, per quanto facciano parte della nostra quotidianità, per un certo verso sono ancora considerati "tabù", più che altro perchè si fa fatica a parlarne, o si teme sempre che, parlandone, lo si faccia nel modo sbagliato e si venga così fraintesi.
Questo è il caso, ad esempio, della morte o della malattia, tematiche che anche forme artistiche come poesia, letteratura, teatro o cinema, fanno fatica ad affrontare. Ed è probabilmente questo il motivo per cui, quando un artista ha il coraggio di cimentarsi con problematiche spinose, e lo fa con successo, la cosa fa particolarmente piacere, come si trattasse di una perla rara.
Una delle malattie più terribili della nostra epoca è sicuramente il tumore, un male sconosciuto e insondabile che, nonostante il continuo progredire della scienza medica, continua a mietere vittime. 
Nel suo ultimo film, "Noi non siamo come James Bond", il regista Mario Balsamo, invece, affronta proprio questa tematica, con leggera ma anche profonda consapevolezza, visto che il cancro lui l'ha sperimentato sulla sua pelle. Una volta guarito, ha sentito il bisogno di raccontare la sua esperienza e le riflessioni che ne sono scaturite, specie attraverso il confronto con Guido Gabrielli, coprotagonista e coautore della storia, nonchè suo grande amico.
Entrambe affetti da tumore, entrambi sottoposti a intervento chirurgico, hanno così redatto un copione a due mani che dà vita ad un road movie tenero, vero, e molto toccante: un viaggio attraverso un'Italia nostalgica che non c'è più, alla ricerca dell'eroe di sempre, James Bond. A lui, che anzichè invecchiare, sembra ringiovanire, i due amici vorrebbero porre un'unica domanda, che è poi quella che alberga nel cuore di ognuno di noi. Come si fa a diventare immortali?
La pellicola ha ricevuto il premio speciale della giuria al Torino Film Festival, e dalla proiezione che ne è stata fatta il 21 aprile a Milano, presente Umberto Veronesi, il ricavato sarà devoluto all'attività di Europa Donna Italia, movimento che rappresenta i diritti delle donne nella prevenzione e nella cura del tumore al seno.
Un altro modo, sottile e poetico, di stare vicino a chi soffre, non solo per dimostrare che anche nella sofferenza non si è mai soli, ma anche per raccontare una realtà che i più preferiscono ignorare con una storia  che non spaventa, ma semplicemente fa riflettere.

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