Il mondo è rotondo, ma non ci sono specchi a riflettere il raccapricciante e l'oscurità che risiede nell'anima di popoli e tradizionalismi.
Parliamo di uno stato africano, il Gana, luoghi incontaminati dal consumismo industrializzato delle nazioni economicamente avvantaggiate, o forse contaminate troppo, tanto è che, non riescono le popolazioni della zona a superare concettualismi e tabù.
Parliamo della strage di bambini diversamente abili che quotidianamente si consuma in quelle terre, perchè secondo la tradizione costoro sarebbero vittima della gestione del diavolo quindi socialmente pericolosi; a raccontarlo alla BBC è stato il giornalista Anas Aremeyaw che ha deciso di infrangere il muro dell'omertà che il pubblico di massa preferisce crearsi per non sapere, per lenire le proprie pene.
Il giornalista avrebbe raccontato che lo stato del Gana, qualche tempo fà aveva una legge che disciplinava l'eliminazione dei bambini nati diversi, sia per diversità fisiche sia per quelle sensoriali dunque psichiche, ora ha spiegato, qualche regione ha iniziato ad abrogare la legge ma ancora c'è chi ricorre a metodi poco ortodossi per porre fine alla vita di chi non voleva vivere diverso.
Il procedimento è semplice ha spiegato il giornalista, prima viene somministrata una bevanda, e poi vengono finiti, agghiacciante e nel contempo desolante, ma poi il giornalista afferma, è ora di dire, di parlare, milioni sarebbero i bambini finiti per un qualche difetto fisico, egli, avrebbe anche fatto un esperimento provando l'atrocità delle procedure; afferma:
"ho portato una bambola di plastica molto somigliante ad una bambina da uno stregone e gli ho spiegato che la bambina era affetta da una grave inabilità che l'avrebbe ridotta in quello stato vegetativo, lo stregone senza nemmeno troppo girarci in torno, ha dichiarato che quella bambina sarebbe vittima del diavolo che essendo entrato nel suo corpo voleva raggiungere obiettivi più importanti e se si voleva risolvere indolore la questione, bisognava eliminarla immediatamente, ucciderla, prima che fosse troppo tardi".
Non è una favola lettore, è una quotidianità normale in certi luoghi, non troppo lontani da questi angoli di desolante agglomerato di genti che parlano lingue diverse che si comportano in modo sistematico e schematico, conformi alla legge morale e che osano chiamarsi uguali, si permettono di darsi l'appellativo di normali.
Siamo davanti ad un genocidio e continuiamo a tirarci fuori da ferite laceranti, a morti che non avranno mai un loro perchè e un loro motivo, nati per morire, inviati sulla terra da un qualcuno per cosa? per vedersi tarpare le ali da una legge scritta da un pugno che ha avuto la possibilità di vivere come tutti?
Facciamo ancora finta di non sapere e voltiamoci ancora una volta, tanto ovunque giriamo il nostro sguardo lì
troviamo raccapriccianti verità e non servirà a nulla imparare a non fissare i problemi, perchè loro, i problemi, ti seguono ti hanno in pugno finquando non li risolviamo con un senso di amore verso il prossimo.
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