Monday, April 29, 2013

CASO MARO': PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI INDIANO NON RISCHIANO LA PENA DI MORTE

Durante il suo discorso alla Camera dei Deputati il neo premier Enrico Letta ha promesso che il “caso” dei due Marò verrà risolto quanto prima.
Dello stesso avviso anche la “nuova” Ministra degli Esteri Emma Bonino “Penso che avremo una soluzione, come giusto che sia: sono fiduciosa” -ha dichiarato in proposito- “ci sono state slabbrature da molte parti, ora spero ci sia un nuovo inizio nel rispetto dei reciproci ruoli”.
Ho seguito il dossier dei due fucilieri italiani” -ha poi aggiunto la Bonino avvicinata dai giornalisti a Montecitorio, dopo il discorso del premier Letta- “l'India è un grande Paese, uno Stato di diritto: dobbiamo ascoltarci reciprocamente, sono fiduciosa”.
A farle inconsapevolmente da contraltare è stato oggi anche il Ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid che, parlando con alcune agenzie di stampa italiane accreditate a Mosca, ha dichiarato che “Negli ultimi 10 anni sono state decise due o tre esecuzioni capitali, in gran parte per terrorismo o per crimini molto gravi, quali l'uccisione di molte persone” - precisando che- “questo non è il caso dei Marò che non hanno ucciso molte persone”.
Il capo della diplomazia indiana, che si trovava proprio nella giornata di ieri in visita ufficiale a Mosca, ha convocato in fretta e furia le agenzie di stampa italiane accreditate nella capitale russa per un'inaspettata apertura di credito nei confronti delle autorità del nostro Paese, parlando per la prima volta dopo le polemiche dimissioni dell'ex titolare della Farnesina Giulio Terzi, per la decisione del governo Monti, di cui faceva parte, di far rientrare in India i Marò dopo il permesso elettorale che li aveva portati, per la seconda volta nel giro di due mesi, in Italia.
Il Ministro indiano Salman Khurshid ha voluto fare chiarezza attorno alla “confusione” e ai “dubbi” sollevati dal caso, alimentati a suo avviso dalla stampa sia indiana che italiana.
Innanzitutto ha voluto ribadire che, appunto, i due militari italiani non rischiano la pena di morte.
Poi, rivolgendosi sempre con cordialità alla stampa italiana, ha definito“un bene per i Marò e per l'Italia” il trasferimento della competenza giudiziaria dal Kerala a New Delhi, soprattutto per sottrarre il processo dal rischio di pressioni ed emozioni locali”.
Fin qui -si potrebbe commentare- nulla di particolarmente nuovo sotto il sole, ma, ecco la novità che farebbe pensare ad una possibile svolta in positivodell'intera vicenda: quando Khurshid ricorda che nella legge penale indiana c'è un “articolo cruciale, quello della buona fede”.
In pratica, “se uno agisce in buona fede, non c'è colpevolezza penale”-ha sottolineato- escludendo, a suo giudizio, l'ipotesi del dolo.
Segnali positivi sono arrivati infine anche per quanto riguarda la durata del processo ”la stima è di di due-tre mesi circa -ha detto sempre Khurshid, rispondendo ad una domanda dell'Ansa- “il Tribunale specialelavorerà ogni giorno e solo su questo caso, la corte deciderà velocemente, l'unico ritardo potrà essere dovuto al fatto che parecchi testimoni sono attualmente in Italia e dovranno venire in India per deporre”.
“Sfortunatamente il fatto resta, non può essere cancellato, ma sarà la corte a dover decidere se si è trattato di un incidente o meno”, ha quindi concluso il Ministro.
Prospettando le attenuanti per buona fede, nonché un processo di breve durata, per la prima volta dall'inizio di questa tormentata vicenda il governo indiano apre uno spiraglio di ottimismo sulla sorte dei due fucilieri Massimiliano Latorre e Salavatore Girone, detenuti ormai da 14 mesi in India, con l'accusa di aver ucciso due pescatori nel mar del Kerala, durante il loro servizio di protezione anti-pirateria.

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