Thursday, May 2, 2013

TV IN LUTTO, È MORTO MASSIMO CATALANO


Massimo Catalano se ne è andato la scorsa notte a 77 anni nella sua villa di Amelia, in provincia di Terni, dove viveva da tempo. Con lui se ne va un altro pezzo della tv garbata, che divertiva, rilassava, quella televisione oggi rimpianta anche chi il periodo non l'ha vissuto pienamente.

Massimo Catalano era un apprezzato musicista: nato a Roma il 28 gennaio 1936, negli anni Sessanta aveva fatto parte dei Flyppers, gruppo musicale allora sulla cresta dell'onda, creatore del cha cha cha, in cui per un anno (1961) aveva suonato anche Lucio Dalla (gli altri componenti erano: il fratello Maurizio Catalano, Franco Bracardi, Romolo Forlai e Fabrizio Zampa).

Il vero successo, quello per cui sarà ricordato, arriverà però negli anni Ottanta, con il celebre "Quelli della notte", dell'ottimo ed affiatato gruppo "capeggiato" da Renzo Arbore. Nella trasmissione "per nottambuli" Catalano interpreta il suo personaggio più importante che mai sarà dimenticato, una sorta di Monsieur de Lapalisse, sempre pronto a sfornare le sue "perle di saggezza", aforismi filosofanti caratterizzati da assoluta e frastornante ovvietà: "Meglio essere ricchi e in salute che poveri e malati", "Meglio lavorare poco e fare tante
Massimo Catalano in una puntata de Quelli della notte
vacanze, che lavorare molto e fare poche vacanze", "Meglio sposare una donna bella, ricca e intelligente che una donna brutta, povera e stupida". Aforismi che ben si integravano nei dialoghi surreali della nota trasmissione: una comicità che divertiva con semplicità, all'epoca un autentico mix vincente.

Era rimasto solo nella sua villa di Amelia, lo scorso agosto aveva perso la moglie. Secondo le sue volontà, la salma sarà cremata e non è prevista cerimonia funebre.

Su internet già si è scatenata un'autentica operazione nostalgia, nel ricordo di questo personaggio forse da troppo tempo fuori dal giro; ma anche nel tentativo (in cui molti si stanno improvvisando) di attualizzare i suoi celebri aforismi, magari improvvisandone alcuni con riferimento all'attuale non chiara situazione politica.

E tenero è anche il ricordo del collega ed amico Renzo Arbore: "Siamo tutti mobilitati, noi appassionati vecchi musicisti del jazz. La perdita di Massimo è importante: rimarrà nel nostro lessico, resta il re della banalità. Ormai è diventato un must dire 'è una catalanata'. Era malato da tempo e aveva perso la moglie nell'agosto dello scorso anno: era rimasto solo". Con semplicità anche il loro primo incontro: "Lo avevo conosciuto a Napoli, venne a fare una serata, entrambi venivamo dal jazz tradizionale e quando sono venuto a Roma abbiamo suonato insieme, passando nottate meravigliose a casa mia; a Quelli della notte era spiritoso. Gli dissi: ' sai dire delle banalità?' iniziammo a scherzare e e vennero fuori le sue frasi". La sua eclissi, secondo Arbore, non era dovuta a calo di popolarità: Massimo era un uomo semplice, preferiva vivere in campagna con gli affetti più cari.

Addio Massimo, meglio aver vissuto una vita intensa, originale e piena di successo che una noiosa, banale ed anonima... e mi perdoni l'ovvietà!

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