Di questo versatile interprete, formatosi nei night-club e nelle sale da ballo degli hotel più celebri di New York, come il Waldorf Astoria o il Plaza, Frank Sinatra una volta disse che è di gran lunga il miglior cantante che l’America abbia mai avuto.
Non so dire se risponda a verità il superlativo assoluto ma di certo Bennett è da molti anni ormai uno dei più validi esponenti del jazz vocale, a suo completo agio soprattutto nel trio piano-basso-batteria.
Il suo è uno stile che appare maturato con gli anni: la voce, che si è fatta via via un poco più screziata rispetto al timbro vellutato degli anni giovanili, ha acquistato però forza, consistenza, tant’è vero che adesso è capace di tenere la nota, come non gli riusciva invece in tempi passati.
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Tony Bennett |
Negli anni ‘90, però, già ben oltre la sessantina, aveva licenziato grandi dischi, uno dietro l’altro: “Perfectly Frank”, “Bennett on Holiday” e “Bennett sings Ellington”, tre omaggi ai suoi tre eroi, Sinatra, Billie Holiday e Duke Ellington -tutti registrati al fianco del complesso del fido Ralph Sharon, pianista mainstream di sicuro valore.
Poi, nel ‘94 pubblicò uno dei più grandi risultati della storia del jazz vocale, “MTV Unplugged”, un episodio registrato live, che costituisce un paradigma di come bisogna cantare gli standard jazz.
In mezzo a una scaletta eccezionale, imperdibili sono “When Joanna loved me”, “I wanna be around”, una commovente versione di “I left my heart in San Francisco” (la canzone più famosa di Bennett) e non stento a definire la migliore restituzione di sempre quella che Tony fa di “Body and soul”, che chiude con un acuto da far accapponare la pelle.
Un disco, peraltro acquistabile a basso prezzo, da comprare subito.
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