Non si è capito bene se l'abbia fatto per moderare i toni usati ieri sul blog usando l'arma del paradosso in cui è senz'altro maestro, ma fatto sta che Grillo oggi ha definito un “golpettino furbo” la rielezione di Giorgio Napolitano alla carica più alta dello Stato.
Oggi nella conferenza stampa convocata dal MoVimento 5 Stelle a Roma, Beppe Grillo attorniato da una nutrita rappresentanza dei suoi parlamentari si è così espresso su quanto accaduto ieri “per impedire il cambiamento sono disposti a tutto, sono disperati, quattro persone: Napolitano, Monti, Bersani e Berlusconi si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere lo stesso Napolitano al Quirinale” -ha continuato il garante del M5S- “Hanno poi deciso di nominare Amato o Enrico Letta Presidente del Consiglio, di applicare come programma di governo il documento dei 10 saggi di area PD/PDL, che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti”.
Ha spiegato Grillo “Nel dopoguerra, anche nei momenti più bui della Repubblica, non c'è mai stata una contrapposizione così netta, così spudorata tra Palazzo e cittadini” -insistendo- “Rodotà avrebbe rappresentato la speranza di una nuova Italia, ma ha dei difetti: è sopra le parti, è incorruttibile, quindi pericoloso, quindi non votabile”.
Ha poi terminato con la seguente considerazione “Il MoVimento 5 Stelle ha aperto gli occhi oramai anche ai ciechi sull'inciucio ventennale di questi partiti”.
Poi tutti alle 15 in Piazza Santi Apostoli, dove si è svolta una manifestazione pacifica accompagnata dall'urlo “Ro-do-tà” rivolto al Palazzo e conclusasi di fronte al Colosseo che i cittadini hanno raggiunto abbracciati fra loro.
Certo non si respirava un'aria di festa, sebbene negli occhi dei manifestanti si poteva leggere la serenità di sentirsi dalla parte giusta, come fra i parlamentari pentastellati si avvertiva la soddisfazione di aver fatto tutto quanto era in loro potere per far entrare nel Palazzo la volontà di cambiamento che veniva dai cittadini.
Questa volta non ci sono riusciti del tutto ma il tempo è certamente dalla loro parte.
Se fra i grillini non c'era molto da festeggiare, cosa dovrebbero dire in casa PD?
Il partito unico del centrosinistra italiano, infatti, da oggi si trova con tutta la sua ultima classe dirigente azzerata e con di fronte un Congresso da “notte dei lunghi coltelli”.
Un filo sottile tiene oramai insieme le due anime di questa formazione che, a partire dall'Unione, per passare dall'Ulivo, fino al Partito Democratico ha cambiato tre volte nome in vent'anni ed è riuscita a farsi bruciare ben cinque candidati premier su sei.
Chi era il sesto? Quel Romano Prodi che i suoi hanno tradito per tre volte, prima che il gallo, pardon il Grillo, canti.
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